La Chiesetta di S.Pietro Martire

...

La sua formazione è riconducibile alla peste del 1630, portata dai lanzichenecchi di passaggio e che afflisse duramente anche la popolazione malerina. Una ordinanza comunale dispose di seppellire i morti per contagio lontano dal centro abitato e fu scelto a questo scopo un luogo nella campagna sottostante il paese, tra il castello e il fiume.

La sua formazione è riconducibile alla peste del 1630, portata dai lanzichenecchi di passaggio e che afflisse duramente anche la popolazione malerina. Una ordinanza comunale dispose di seppellire i morti per contagio lontano dal centro abitato e fu scelto a questo scopo un luogo nella campagna sottostante il paese, tra il castello e il fiume. Nel cimitero che la gente del posto indicava come morti da basso per distinguerlo dall’altro cimitero presso la chiesa principale, “per eternare la memoria di quel flagello fu fabbricata a spese dei devoti una cappelletta sulla quale vi erano dipinte delle figure che rammentavano quel flagello”. Il sacello fu dedicato alla beata Panacea, guaritrice di ogni male.
Nel 1713 i fratelli schinchini, pare per una loro particolare devozione, acquistarono il cimitero dal comune per fabbricarvi l’attuale chiesetta intitolandola, però, a San Pietro Martire. Nel 1775 la chiesetta fu acquistata dai Trecchi, i nobili del paese. Alcune lapidi commemorative di membri di tale famiglia si trovano murate sulla facciata; non si sa se ebbe pure funzione di cappella funeraria. Dagli anni 80 del secolo scorso la chiesetta è tornata a far parte del patrimonio del comune di Maleo, che l’ha restaurata e che, anche grazie all’opera di più volontari succedutisi, ne ha curato il mantenimento.
La piccola chiesa si trova isolata lungo il viale che dal Castello porta al fiume Adda: dista circa 500 metri dalla piazza principale e circa un chilometro dal fiume. Esternamente ha la forma di un ottagono schiacciato e si presenta con la facciata a due ordini, timpano triangolare, pinnacoli e con un breve portico a tre fornici su pilastri. Sopra il porticato c’è una grande finestra con cornice a rilievo; nel timpano, invece, è affrescato lo stemma della famiglia Trecchi.
La pianta interna è elissoidale. Ci sono delle lesene a libro in corrispondenza degli spigoli interni che supportano un cornicione perimetrale, doppio e continuo. La volta a vela propone una decorazione ottocentesca a lacunari, ripresa recentemente. Il presbiterio, rialzato di un gradino, è ancora delimitato dalla balaustra originale. Sopra l’altare e su due pareti laterali, sono rimaste tre grandi cornici in stucco, con ricca decorazione ad alto rilievo e a tutto tondo, con festoni di frutta, fogliami, testine e figure di angeli. Sopra quella centrale ci sono due angioletti che reggono un tabellone riportante il versetto biblico “revetamur at Dominum et sanabit nos”, in palese riferimento alla primitiva dedicazione dell’oratorio alla beata Panacea e con la sua raffigurazione. Mancano, invece, le tre tele che occupavano lo spazio interno alle cornici: sono state asportate e non si sa dove si trovino.