Palazzo Municipale

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Il Palazzo comunale è ubicato sulla piazza principale. In antico, nella stessa sede, sotto insegna dell’Angelo, c’era un albergo, con servizio di stallaggio

Quando Maleo, nel 1859, fu elevato a rango di Capoluogo Mandamentale si rese necessario reperire gli spazi per insediare gli uffici del Regio Delegato preposto. Per soddisfare questa necessità, e con l’intento di trasferirvi anche la Pretura, già insediata a Maleo, gli Amministratori del tempo acquistarono, a tal fine, l’edificio dell’albergo.

Più tardi seguirono altre modifiche per trasferirvi definitivamente gli uffici comunali che erano, fino ad allora, nell’antica “casa del pretorio”: ciò avvenne nel 1892.

Si ha infatti notizia di un edificio (pretorio) che, da tempi antichi, era sede degli uffici comunali, fin dal XVII secolo, dirimpetto alla chiesa. Si ritrovano riferimenti al pretorio, del 1841, ove ancora aveva sede l’ufficio della “Deputazione Comunale” malerina. Le coerenze che determinavano l’ubicazione di questa costruzione, dedotte da un documento dell’epoca, non fanno che confermare l’ipotesi: ‘a levante ed a tramontana la pubblica Piazza detta della Chiesa; a mezzogiorno la Contrada denominata pure della Piazza (oggi Via Manfredi); a ponente “ragioni” degli Eredi del fu Giuseppe Taverna.

I malerini più anziani ricordano questo edificio, ubicato, fino agli anni cinquanta del secolo scorso, dove, grossomodo, oggi c’è la Banca Intesa San Paolo e che poi fu anche, negli anni, sede della Società Operaia, della Congregazione di Carità e, più tardi Casa del fascio; dopo la seconda guerra mondiale fu sede del Partito Comunista e di quello Socialista, mentre il piano superiore era stato adibito ad abitazione privata.

Nella documentazione, risalente appunto al 1841, si apprende che questa costruzione era composta da quattro stanze: due al piano terra e due al piano superiore “collegate con una scala di gradini in beola”. Gli impiegati stabilmente addetti all’Ufficio Comunale erano il Segretario ed il Portiere/Cursore, che occupavano i soli locali superiori. I locali a pianterreno venivano. invece, affittati come botteghe o usati quali magazzini comunali. La stanza adibita a bottega era normalmente quella che si affacciava verso l’osteria, “dirimpetto all’Osteria di certo Luigi Marconi”, e aveva “camino verso il Caffè Taverna”. Nel 1841 vi stava un fruttivendolo. più tardi (1847/48) vi troviamo un venditore di nastri. Fra le due locazioni, lo stesso locale deve essere stato usato anche come deposito o magazzino. Infatti, quando nel 1846 si decise di affittare la stanza al venditore di nastri, essa dovette “essere sgomberata dagli oggetti che la occupavano”; tra i quali anche la balaustra antica già all’altare di San Sebastiano, ‘facendoli trasportare in altro luogo”. Diremo per inciso che il Comune aveva appena (1843/48) fatto rinnovare nella Chiesa parrocchiale questo altare, di giuspatronato della Comunità.
Da una Polizza di assicurazioni del 1859, sappiamo che “il locale ad uso Ufficio comunale, con sottoposte due botteghe venne assicurato per un valore di 1200 fiorini” (moneta coniata a Milano dopo il ritorno degli Austriaci con Francesco Giuseppe I.• 1848-1859).

Maleo, in base alla “nuova organizzazione politico-amministrativa del gennaio 1859, fu eretto a Capoluogo di Mandamento e dovette, sollecitamente, procurare un locale per sistemarvi l’Ufficio del Regio Delegato Mandamentale. Il Municipio di Maleo rappresentato dai Signori Marchese Don Alessandro Trecchi Sindaco, Caccialanza Francesco Assessore anziano, Moro Antonio Assessore, Bevilacqua Giulio Assessore, per evadere urgentemente la questione. sia pure in modo provvisorio, nel 1861 prese in affitto per dodici anni “dalla Signora Grossi Giulia, assentendo anche il di Lei marito Sig. Ciniselli Antonio, speziale, abitante di Maleo”, un locale a pianterreno nella Contrada Cipelli all’anagrafico n°85 (dove più tardi venne installato l’Ufficio postale gestito dalla Sig.ra Luigina Ciniselli). Il Municipio si assumeva l’incarico “di praticare a proprie spese al locale stesso gli adattamenti e miglioramenti necessari fra i quali il dividere il locale stesso per metà formandone due camere”.
Soddisfatta questa prima esigenza, gli Amministratori si resero conto della necessità di coordinare una serie di provvedimenti per tenere dignitosamente alto il prestigio del nuovo Mandamento. Ritennero perciò utile prevedere alcuni interventi per affrontare in modo radicale la sistemazione decorosa e funzionale degli “uffici mandamentali”. Il Consiglio Comunale, nel 1862, in una seduta straordinaria, tenuta il 29 agosto, deliberava ad unanimità di voti di acquistare una casa per collocare gli Uffici della Regia Giudicatura e per alloggiare i rispettivi impiegati. Il Presidente avvertiva i Consiglieri che, se non si provvedeva con sollecitudine a ciò. si poteva “correre il rischio, per il Comune, di perdere la funzione ali Capoluogo di “Mandamento”.
Dalla discussione si deduce che già esisteva una indicazione dell’edificio da acquistare (si trattava della casa Meazzi); quantunque i Consiglieri riconoscessero che la “casa” aveva un numero esuberante di stanze, tuttavia si convenne, che i “locali vacanti” potevano essere affittati agli impiegati oppure adibiti ad Uffici Comunali, in parte alla Guardia Nazionale ed in parte ai Regi Carabinieri. Pertanto, il Consiglio, in una successiva seduta di settembre. decise di fatto di acquistare la suddetta proprietà di Meazzi (o Meazza) Luigi, nella Piazza Grande.
Il Segretario verbalizzò che “l’immobile, collocato in favorevole posizione, è costituito da molti e vari locali, arricchito da annesso grande giardino e gravato da esiguo censo”. In considerazione di ciò il costo di undicimila lire risultò equo.
Per far fronte alla compera e per la ristrutturazione dell’edificio, il Consiglio deliberò (a dicembre) di chiedere un mutuo di ventimila Lire.
L’atto definitivo d’acquisto, rogato dal notaio Dott. Cesare Zaffirino di Lodi, venne firmato dal Sindaco Bono Angelo fu Giovanni e dai componenti la Giunta Municipale signori Beolchi Pietro, Cavagnari Angelo. Carpanini Pietro, “i quali dichiarano, a ciò specialmente autorizzati. di acquistare e stipulare a nome, per interesse e con danari della Comunità di Maleo che essi rappresentano.”
Il fabbricato appena acquisito era stato fino allora un Albergo¬Osteria con stallazzo, sotto l’insegna dell’Angelo.
Il Comune non sfrattò immediatamente il Meazzi, ma gli permise di usufruire ancora di tre stanze al piano superiore e di tutto il piano terreno con la cantina per l’esercizio dell’Albergo, fino al marzo dell’anno successivo (1863), termine che “per sentimento di umanità” venne poi ulteriormente prorogato fino a S.Martino 1863, con l’ingiunzione allo stesso Meazza di non lasciare giocare alla mora e alle bocce durante le ore d’ufficio e con l’invito di levare “l’insegna dell’osteria portante un Angelo” e spostarla “al confine della casa…e non tanto in alto”. Dai documenti emerge, comunque, che l’oste Meazzi più tardi chiuse il proprio negozio ‘per insufficienza di smercio di vino”.
Intanto iniziarono i lavori di adattamento dei locali per renderli atti ad accogliere gli uffici della Regia Giudicatura e Pretura. Più tardi venne sistemato anche il nuovo Asilo Infantile. Le strutture annesse, cioè la corte, le “cassine’, le stalle, il giardino, non utilizzati dal Comune vennero affittati a terzi.
Sebbene i nostri Amministratori intervenissero con insistenza (1861 presso le superiori Autorità per impedire il trasferimento della Pretura, questa venne tuttavia aggregata al Mandamento di Codogno e qui spostata. Dopo poco tempo (1892), gli uffici comunali, che ancora stavano nel vecchio “Pretorio”, vennero trasferiti nei locali già occupati dalla Pretura.
Dal 1892, il Municipio di Maleo si trova nell’attuale edificio: una posizione prestigiosa e centrale rispetto all’intero Paese.

Il Palazzo Municipale, oggi, è un edificio a tre piani, con facciata, semplice e sobria, sulla piazza.

Intorno al 1960 venne eseguita una prima radicale ristrutturazione interna per creare una più razionale distribuzione degli uffici, cui ne segui un’altra negli anni 1990.

In facciata, a piano terra, si trova il portone principale, a chiusura dell’androne d’accesso al cortile ed agli uffici comunali. Ai lati di questo si trovano altre tre porte che danno accesso, direttamente dalla piazza, ad alcuni uffici comunali.

In corrispondenza del primo piano si affacciano le finestre segnate da cornici in travertino ed un balconcino di moderna fattura. Più sopra ci sono le finestrelle del piano del solaio.

La facciata è decorata, sopra il balconcino, dallo Stemma Comunale affrescato; ai lati della portone principale sono murate due lapidi marmoree che ricordano i Malerini che parteciparono alle Campagne Risorgimentali.

L’androne d’ingresso conduce ad un grazioso portico, oggi vetrato, composto da colonne binate in muratura e da piedritti sostenenti le arcate che inquadrano il cortile annesso. A sinistra un angolo di questa loggia fu chiuso, in passato, per creare il locale dei Combattenti e Reduci, ora Biblioteca Civica, insieme ai locali che ospitavano, negli stessi anni, gli uffici postali.

Le colonne binate, per ragioni di sicurezza, sono state da tempo murate e si presentano ora come dei grossi pilastri, che garantiscono una maggior solidità di sostegno, senza peraltro perdere la loro caratteristica estetica originaria.

Su due lati di questa loggia sono distribuiti: l’abitazione del custode, l’ingresso all’attuale portineria con l’ascensore, da un lato, l’accesso ad alcuni servizi municipali ed alla grande e comoda scala, a due rampe, con larghi gradini, che porta agli uffici ubicati al primo piano, dall’altro.

Non si trovano particolari pregi artistici nei locali: alcuni di essi hanno mantenuto il soffitto originario a cassettoni di legno ma tutto è semplice e sobrio.

Gli oggetti significativi da un punto di vista storico che si possono ammirare negli uffici sono: l’antico stemma comunale, un tempo posto all’esterno della pretura e donato al Comune dal Marchese Biandrà Trecchi, ed un vecchio labaro, già usato in passato nelle varie cerimonie comunali.

Dall’ufficio sopra l’androne si accede al balconcino verso la Piazza. Nell’ufficio del Sindaco si trova anche un antico quadro proveniente dal castello malerino, che gli Eredi Trecchi, dopo la morte del Marchese Dario Biandrà Trecchi, vollero donare all’Amministrazione Comunale. La nobile figura rappresentata in questo quadro è quella di Antonio Trecchi, figlio del senatore Giacomo e di Donna Antonia Maria Tri-vulzio “nobilissima dama milanese”. Il personaggio è in costume dell’epoca con gorgiera; con la mano sinistra tiene l’elsa di una spada e la destra appoggia su di un libro. In alto sulla tela vi è una scritta che oltre al nome riassume sinteticamente le alte qualità morali del personaggio: “ANTONIUS TRECCUS CIVITATIS CREMONAE ORATOR/APUD LUDOVICUM SFORTI.A A SEGRETE HUIUS PRINCIPIS/ET FRANCISCI PRIMI GALLORUIVI REGIS 1527”. Il nobile Antonio fu, infatti, Decurione e autorevole Legato della Città di Cremona, sua Patria; nel 1504 fece parte del Collegio dei Giureconsulti. Fu diplomatico in Milano presso il Duca Lodovico Sforza detto il Moro il quale, conosciuti i suoi politici talenti e la sua destrezza, lo inviò come ministro presso diversi principi d’Italia. Dallo stesso Duca fu elevato alla dignità di Senatore dello Stato di Milano e di suo Consigliere, posti che mantenne anche successivamente sotto il Duca Massimiliano, sotto Ludovico XII, Re di Francia, e sotto Francesco I, che si susseguirono nel dominio della Lombardia.
Sposò Bianca Vistarino di antica nobile famiglia di Lodi, dalla quale ebbe cinque figli: Paola, Giacomo che divenne Prevosto mitrato di S.Agata di Cremona, Gian Lodovico, Sigismondo e Pietro Francesco, tutti militari di professione.
La grande Sala Consigliare, sobria e solenne, ha soffitto a cassettoni ed è illuminata da due grandi finestre.
In questa Sala si può ammirare l’importante quadro raffigurante “S.FRANCESCO D’ASSISI” in preghiera. Questa tela è stata qui trasportata dopo che nella vendita della Cascina S.Francesco, fatta dall’Ente Comunale di Assistenza nel 1970, fu compresa anche la chiesina omonima, fatta costruire nel 1846 dalla Marchesa Giuditta Anelli Bianchi. Era, infatti, il quadro che dominava sulla parete frontale dell’altar maggiore di questo Oratorio.
La pittura è una pregevole opera del Prof. Enrico Scuri (1806-1884), allievo del pittore Giuseppe Diotti, già Direttore dell’Accademia Carrara di Bergamo, al quale si avvicendò nell’insegnamento alla stessa Accademia, svolgendo il suo ruolo per 43 anni consecutivi.
Un altro quadro di soggetto storico è quello eseguito dal nostro concittadino pittore Gino Valarani nel 1974. In questo, infatti, è riprodotta la scena della consegna della taglia pretesa nel 1746 dal Duca di Vialba, comandante delle truppe spagnole, pena la distruzione del paese, e sborsata dal Marchese AntonioTrecchi, allora Feudatario del nostro Borgo. L’episodio è raccontato distesamente a proposito della storia dell’Arco Trecchi.
Pure del pittore Valarani sono i quadri raffiguranti scorci del Paese: Via Roma e la Piazza con il mercato; altri piccoli quadretti completano la decorazione dell’ambiente. La Sala Consigliare ospita un superbo e grande quadro raffigurante lo stemma del Comune di Maleo oltre a due pergamene incorniciate, sulle quali sono riportati i nomi dei vari Sindaci, Podestà e Commissari Prefettizi che si sono avvicendati nell’Amministrazione del Paese dall’Unità d’Italia fino ai nostri giorni.