Castello Trecchi

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Il castello, trasformatosi nel tempo in fastosa residenza di campagna, è un complesso di grande interesse, fra i più belli della Lombardia; è uno specchio di storia, oltre che testimonianza stilistica di più epoche, che si sono successe nei lavori di ampliamento, abbellimento e restauro.

Il castello, trasformatosi nel tempo in fastosa residenza di campagna, è un complesso di grande interesse, fra i più belli della Lombardia; è uno specchio di storia, oltre che testimonianza stilistica di più epoche, che si sono successe nei lavori di ampliamento, abbellimento e restauro.

L’entrata è costituita da un antico torrione merlato che chiude il muro di cinta di un bellissimo parco.

L’edificio rettangolare è vasto e massiccio, con due belle facciate, l’una prospiciente il cortile, l’altra rivolta verso il giardino e dominante la vallata dell’ultimo tratto del corso dell’Adda.

La costruzione del palazzo, sul medesimo corpo dell’antico castello, viene attribuita a Pellegrino Tibaldi, rinomato architetto lombardo del 1500.

La facciata che da sul parco è semplice, coronata da merlatura, ed è caratterizzata da un’imponente scala a due rampe, che confluiscono in un unico ripido scalone di pietra che scende nel giardino. Un grazioso ninfeo con la statua di fauno si scorge sotto la balconata del pianterreno.

Lo stile architettonico della fronte verso il cortile d’onore, invece, è stato rimaneggiato nel 1600: nella parte centrale una luminosa loggia a tre grandi arcate, rette da colonne ioniche binate, forma l’ingresso. Di fronte alla loggia, nel cortile, una statua settecentesca di Nettuno.

Il parco, assai vasto e pittoresco, anticamente chiamato “Piazza d’armi”, è un tipico esempio di giardino all’inglese. Ha platani e pioppi secolari, un romantico laghetto sotto salici piangenti, angoli ombrosi ed un arcadico tempietto rotondo.

L’interno è un susseguirsi di saloni, logge, camere. Vi è anche una piccola cappella privata ottagonale, con volta affrescata da Bernardino Campi. Sull’altare, una Madonna col Bambino e San Giovannino di Andrea del Sarto. Dei Campi, pittori cremonesi del 1500: una Natività, un’Adorazione dei pastori, e i soffitti della sala delle Deità Marine e dell’Apollo, affrescati da Giulio Campi. Spiccano nel salone centrale dei grandi quadri con scene venatorie. Nella sala da pranzo, un grande camino del 1500, con un grazioso rilievo attribuito a Gaspare Pedoni.